Infrastrutture acquedottistiche

Le recenti direttive e norme sull’ecodesign di pompe e motori, al cui sviluppo ha contribuito anche Assopompe, rendono i prodotti più efficienti e meglio integrati con il sistema idrico di cui fanno parte

  • Luglio 5, 2021
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  • Armando Carravetta, professore ordinario di Idraulica del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Federico II di Napoli
    Armando Carravetta, professore ordinario di Idraulica del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Federico II di Napoli

Intervista ad Armando Carravetta, professore ordinario di Idraulica del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Federico II di Napoli.

 

Sicuramente investire e automatizzare i sistemi di pompaggio è importante, soprattutto in questa strada condivisa tra i paesi verso un’energia green, evitando perdite inutili di risorse. Nella visione di futuro che stiamo creando, sempre più rispettoso della natura e delle sue esigenze, cercando di avere un minor impatto, i nuovi sistemi di pompaggio potrebbero aiutarci?

Dobbiamo chiederci, innanzitutto, se le reti idriche rispondono ai requisiti di sostenibilità ambientale che sono richiesti ai nostri giorni. A distanza di decine di anni dalla progettazione delle opere idrauliche e con ampliamenti e modifiche avvenuti in tempi successivi, abbiamo perso ormai la visione unitaria del sistema idrico. L'assenza di adeguati investimenti ha, poi, determinato vere e proprie crisi infrastrutturali in ampie aree del paese. Il peso relativo dei tre diversi aspetti sopra citati – disponibilità, qualità ed energia – è cambiato nel corso degli ultimi decenni. L'attenzione per l'ambiente, infatti, è diventato un vincolo fondamentale per l'economia mondiale.

Quanto è necessario investire per i nostri acquedotti?

Quando si parla della necessità di investire nelle infrastrutture acquedottistiche ci si riferisce in genere alla riduzione delle perdite idriche. Questo significa semplificare eccessivamente il problema ambientale ed economico legato al trasferimento idrico nei settori idropotabile, irriguo e industriale.

Un ruolo fondamentale è giocato dai gestori e dalle multiutilities…

I tre aspetti del servizio idrico citati - disponibilità, qualità ed energia -, da cui dipendono le caratteristiche del servizio idrico in ciascun ambito territoriale, concorrono a determinare il prezzo a metro cubo per l'utente finale. Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni possono ridurre in maniera consistente questo costo, senza alcun aggravio nella gestione degli impianti.

La Comunità Europea mira a ridurre con decisione le dispersioni idriche e i costi energetici connessi con il trasferimento dell'acqua, garantendo comunque standard di qualità adeguati. Le recenti direttive e norme sull’ecodesign di pompe e motori rendono i prodotti più efficienti e meglio integrati con il sistema idrico di cui fanno parte.
ASSOPOMPE, federata Anima Confindustria, che raggruppa le industrie italiane produttrici di pompe, ha contribuito a sviluppare queste norme in modo da favorirne una più immediata applicazione per gli end user. In questo senso i recenti webinar, organizzati congiuntamente da Assopompe e dall’Università Federico II, sono stati rivolti alle multiutilities per spiegare loro i contenuti di queste nuove norme.

Attraverso periodici audit energetici degli impianti di sollevamento è possibile riconfigurare la gestione delle reti in modo da ridurre i consumi idrici ed energetici. Questa complessa operazione può essere affrontata costituendo gruppi di lavoro che mettano insieme le competenze interne dei gestori con quelle di esperti esterni. Il laboratorio HELab dell’Università Federico II di Napoli ha già in corso questo tipo di attività in supporto a importanti multiutilities. Sarebbe utile incentivare queste iniziative, consentendo al gestore di disporre di una quota percentuale più consistente dei risparmi ottenuti con gli interventi di efficientamento energetico, rispetto alla quota minimale attualmente prevista. Inoltre, presso l’Università Federico II di Napoli è stato recentemente istituito un indirizzo in Energia e Ambiente della Laurea magistrale in Ambiente e Territorio, proprio finalizzato alla formazione di ingegneri pronti a affrontare questa particolare tipologia di problemi.

Nell'ambito europeo è attivo anche il progetto Redawn, di cui lei professore è membro attivo. Lo scopo dell’iniziativa è di promuovere l'adozione della tecnologia di recupero dell'energia idroelettrica nelle reti idriche costruite nell'Area Atlantica. Il progetto europeo quindi come si sta muovendo?

Il progetto Redawn si spinge ancora più avanti dal punto di vista tecnologico, proponendo un recupero energetico nei punti della rete in cui c'è da dissipare una pressione in esubero. Questa energia potrà essere immessa nella rete elettrica o utilizzata localmente.

Lavorando con i ricercatori delle altre nazioni ha avuto modo di riscontrare che le criticità nel servizio idrico non sono presenti solo in Italia…

L'intero ciclo idrico presenta notevoli problemi in tutti i paesi europei. Le infrastrutture idriche sembrano elementi molto forti e duraturi, essendo spesso in opera da molti decenni, ma sono invece intrinsecamente poco resilienti. Per effetto delle variazioni climatiche, inoltre, sono oggi sottoposte a maggiori sollecitazioni.

Come è possibile intervenire quindi?

Queste situazioni vanno affrontate con decisione perché pregiudicano la buona qualità delle acque, determinano stress nelle condotte, incrementano le perdite idriche e aumentano i consumi energetici. A livello generale, indipendentemente dall'area del Paese in cui vengono destinate queste risorse, occorrerebbe determinare la priorità degli investimenti. Tutti i gestori dovrebbero dotarsi di un piano di interventi incentrato sulle criticità precedentemente esposte che soddisfi due prerequisiti: inquadrare gli interventi in una visione organica del funzionamento della rete e valutare i benefit economici e ambientali di ciascun intervento in maniera completa.